In che modo i CCNL definiscono la retribuzione spettante agli apprendisti? Nel Working Paper ADAPT n. 16/2022, pubblicato sul Bollettino ADAPT del 5 dicembre 2022, n. 42, vengono presi in considerazione i principali contratti collettivi nazionali che fanno riferimento al settore metalmeccanico, per indagare i meccanismi retributivi utilizzati e le loro implicazioni sulla natura e l’efficacia dell’apprendistato quale strumento di formazione e lavoro. Il testo è consultabile e scaricabile gratuitamente al seguente link: https://www.bollettinoadapt.it/apprendistato-e-dinamiche-retributive/

 

Di seguito, si riportano l’abstract e il messaggio del documento.

 

La presente analisi si sviluppa sui cinque CCNL maggiormente applicati nel macrosettore contrattuale CNEL “meccanici” (C), al fine di verificare se e come il trattamento economico degli apprendisti, nei sistemi contrattuali considerati, si differenzi da quello dei colleghi assunti con altre formule contrattuali. In particolare, la ricerca
intende indagare le modalità di sviluppo e le implicazioni pratiche della scelta del metodo di determinazione dei minimi tabellari, fra il meccanismo della c.d. percentualizzazione e quello del c.d. sottoinquadramento. Per una
visione complessiva, si approfondiranno anche le ulteriori voci latamente ricollegate alla retribuzione, ivi comprese le misure di welfare aziendale, che, alla luce degli ultimi rinnovi contrattuali, rivestono una importanza crescente.

Nei recenti rinnovi dei principali CCNL del settore metalmeccanico, per quanto concerne il trattamento retributivo minimo degli apprendisti, la scelta di optare per il meccanismo della c.d. percentualizzazione, rispetto al sistema del c.d. sottoinquadramento, pare avere importanti conseguenze sulle dinamiche retributive dell’apprendista. Si avverte, infatti, una doppia tendenza: da una parte, le parti sembrerebbero andare verso la riduzione dei minimi tabellari
del lavoratore assunto con contratto di apprendistato, dall’altra, sembrerebbero tentare di compensare il gap retributivo attraverso l’erogazione delle misure di welfare aziendale introdotte, in via generalizzata, a livello nazionale. Se l’intenzione delle parti sociali fosse davvero quella di bilanciare la riduzione della retribuzione dell’apprendista con l’estensione dei benefit dotati di importanti ricadute economiche, il rischio sarebbe quello di assottigliare, ancora una volta, la doppia finalità (formativa e occupazionale) dell’istituto, in favore della
mera riduzione del costo del lavoro. Quantomeno sulla carta, infatti, un ruolo di primaria importanza dovrebbe essere ricoperto dalla formazione (da valorizzare sia sul piano qualitativo, sia su quello quantitativo), per vincere l’eterna sfida dell’apprendistato, quale strumento di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.